Il titolo di questa nuova indagine congiunturale parla di svolta “indesiderata”.
Indesiderata, ma non inattesa.
I fattori che influenzano la congiuntura, e la sua rilevazione attuale, sono molti, e si va dal più banale, ma non per questo meno vero, dell’indagine che include il periodo feriale, e quindi come sempre influenzata nei dati, a altri di maggiore evidenza, e meno controllabili.
Intanto, il livello di instabilità, con situazioni tragiche o comunque non favorevoli che ormai sembrano susseguirsi quotidianamente, di certo influisce anche sulle attività produttive, tanto più in una provincia come la nostra così vocata all’export.
Ancora, ormai è evidente la polarizzazione del sistema produttivo, con un certo numero di imprese, soprattutto tra quelle di dimensioni medie, che continuano con notevole successo la loro attività, e altre che continuano ad accusare difficoltà, a prescindere dal settore produttivo in cui operano.
È un contesto chiaro, ormai non nuovo, a cui dobbiamo aggiungere un PIL nazionale in affanno, che cresce pochissimo e solo per fattori esogeni, mentre il mercato interno è ancora stagnante, e la distribuzione del credito continua a essere penalizzante proprio per quelle imprese che ne avrebbero maggiormente bisogno.
Quali sono le soluzioni che si devono adottare per portare sempre più imprese nel gruppo delle “migliori”, dunque.
Sono varie, ma tutte incentrate sull’ulteriore qualificazione delle risorse umane, su uno sviluppo sostenibile di un pianeta in cui l’export e gli scambi continueranno a crescere e in cui molti nuovi consumatori cercheranno il “bello e ben fatto” che è una forza del nostro paese, e del nostro territorio, mentre la competizione produttiva già si fa nel territorio di quella che chiamiamo “industria 4.0”, cioè una modalità di lavoro in cui capacità e flessibilità, gestione intelligente dei dati e delle tecnologie consentono quel “fatto su misura” in cui noi possiamo essere maestri. Qui sta la nostra risposta a una svolta “indesiderata”.